mercoledì 18 marzo 2015

Torino - Museo di Lombroso

A Torino ci sono talmente tante cose da scrivere che lo farò un poco alla volta in modo che, dopo aver letto tutto, non potrete non venire a vedere la città che mi ha visto crescere. Questa magica città – tra le altre cose -  é famosa anche nel mondo esoterico e anche storico; è stata anche la prima capitale d’Italia.
Questa volta vi parlerò della mia visita al museo Lombroso, un museo accattivante perché davvero inusuale; si tratta della collezione privata del dottor Cesare Lombroso, si può dire il primo nello studio dell’antropologia criminale.
 La prima curiosità è che Lombroso in realtà non si chiamava Cesare, bensì Marco Ezechia Lombroso .Ci sono diverse storie di come abbia avuto il sopranome di Cesare, secondo alcuni perché amava la storia romana e quindi il personaggio di Cesare. Altri sostengono che sia per nascondere la sua origine ebraica.
Questo studioso è stato un pioniere nel campo degli studi che ha eseguito. La sua teoria si basava nel concetto di criminale per nascita secondo la scienza positiva, che attraverso la misurazione di  campioni di un centinaio di persone (tutte criminali) si potesse catalogare e dire che erano dei criminali. Una cosa fondamentale che non ha però considerato consta nel fattore sociale; tra la fine dell’ ‘800 e l’inizio del ‘900 Torino stava cambiando. La popolazione grazie alle rivoluzioni industriali ha potuto in poco tempo beneficiare di un aumento del tenore di vita ed una sempre maggiore necessità di mano d’opera. Questo ha portato al fatto di avere in città molte persone spesso emarginate costrette a vivere di espedienti e microcriminalità. Purtroppo anche il suo punto di vista non dava scampo alla rieducazione  e quindi reinserimento della persona nella società. Se qualcuno non viveva secondo i canoni stretti della società dell’epoca, Lombroso diceva che aveva qualcosa che non andava. Durante quel periodo Lombroso studiò e misurò con diversi strumenti  i diversi cadaveri che gli furono regalati sia dalla polizia che dall’ospedale psichiatrico. Scrisse anche un libro sul cretinismo e  vi ispirò il famoso saggio Genio e Follia. Diciamo che lui si concentrò sul criminale e non sul crimine, sul folle e non sulla follia.
 
E’ stata un’esperienza molto interessante visitare questo museo, ma vi consiglio di prendervi una guida qualora decideste di andarci. L’ho apprezzato perché ha spiegato in modo efficace, interessante e comprensibile. Ha sapientemente illustrato il percorso di questo personaggio storico, se non ci fosse stata non avrei capito le tantissime cose che offre questo piccolo museo.
 
P.S Non ci sono foto fatte all'interno in quanto era vietato.
 

 


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