Prima di partire mi hanno detto che il
viaggio in India mi avrebbe cambiato la vita; devo dire che non sono tornata
figlia dei fiori o yoga dipendente. Devo però dire che stare lì mi ha
insegnato che noi in occidente corriamo dietro al tempo, per raggiungere degli
obiettivi, cose e mete a volte così difficili e stressanti senza un perché.
Nonostante il caos che regna nelle grandi città dell’India,
loro sono un popolo lento, che fa le cose tempi che a noi sembrano infiniti ma
ti insegnano anche il grande valore che ha per loro la famiglia, le relazioni
interpersonali e la maggior parte degli animali che loro considerano sacri o
comunque non mangiabili.
L’India è un paese di grandi contradizioni, sono partita che
sembravo una farmacista in piena inaugurazione causa tutti consigli che ho
letto per quanto riguarda l’igiene, invece sono stata positivamente sorpresa,
in quanto ho trovato persone tutti giorni che pulivano la strada. Non dico con
questo che sia pulito, per gli standard europei no, ma direi che ci sono certe
città anche in Europa che sono agli stessi livelli dell’india.
Un’altra cosa che mi ha meravigliato sono le donne; da
quelle che portano sulla testa pacchi pesanti di cemento, terra e oggetti vari
sino al perfetto equilibrio in moto con marito e due figli mettendosi di lato.
Come dicono in inglese it’s amazing!!!!!!!!
Ah, non poteva mancare anche un commento sulla guida
“sportiva” degli indiani. Un ragazzo conosciuto in India mi ha detto che per
guidare in India servono 3 cose; 1 buon clacson, 2 buoni freni e 3 tanta
fortuna. Io direi che manca ancora un 4 elemento: quello degli attributi,
perché scegliere di entrare in quel traffico senza legge è una pazzia.
Ci sono stati giorni in cui avrei voluto scappare dal caldo
afoso, dagli odori di fogna aperta e dal continuo assediamento da parte dei
venditori ambulanti, ma ci sono stati giorni e momenti in cui ho apprezzato la
loro compagnia, i loro posti sacri e il sorriso d’un bambino dopo aver
mangiato una caramella.
Tutti sappiamo che questa opera architettonica è stata
creata per amore; ma sapete davvero la storia che cela questo splendido
mausoleo?
Dedicato alla consorte dell’imperatorie Shah Jahan, di nome
Mumtaz Mahal che significa eletta del palazzo, conosciuti quando avevano solo
16 e 15 anni rispettivamente in una festa dove le donne di corte vendevano esse
stesse le merce al posto dei mercanti. Fu amore a prima vista ma solo dopo che
furono passati 5 anni dalla loro conoscenza e altri due di matrimonio con delle
principesse finalmente sono stati insieme.
Nonostante fosse sempre incinta, Mumtaz accompagna sempre
suo marito nelle campagne militari; peccato che nel 1630 alla 14esima
gravidanza morì dando a luce un’altra figlia. Morente chiese al suo adorato di
fare un monumento che ricordasse il loro amore. Ecco che nel 1631 iniziarono i
lavori per il Taj Mahal. Gli indiani dicono che fu costruita in 17 anni,
ufficialmente sono 22. Ci hanno lavorato circa 20 000 operai. In se il Taj è
questa edificazione all’interno di questo giardino, con 4 mezzi ottagoni agli
angoli. Ogni dettaglio comunque non è stato creato a casa, segue i parametri
del paradiso islamico. Oggi all’interno si trovano tutte e due le tombe di
questi innamorati senza tempo….
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