Dopo aver lasciato lo stato di Uttar Pradesh, entriamo in
quello che sarà la scoperta dello stato del Rajasthan, che significa Terra dei
Re. Fin dalla antichità infatti in queste regioni desertiche risiedevano tribù
guerriere dei rajpoot (figli dei re) di casta kshatriya.
Udaipur, chiamata anche la città rosa, é capitale dello
stato del Rajasthan, ha un ricco bottino di strutture storiche. Iniziamo dal
bellissimo Hawa Mahal (il palazzo del vento). Il più famoso dei palazzi che compongono la reggia di Jaipur fu costruito
nel 1799. La sua funzione era quella di permettere alle cortigiane di osservare
il passeggio sulla strada sottostante senza essere viste. È un palazzo a 5
piani dal caratteristico colore rosato. Sulla facciata antistante la strada si
aprono ben 953 finestre di piccola dimensione. La brezza che penetrava tramite
le grate di queste finestre contribuiva a rendere i suoi ambienti freschi anche
nella stagione del monsone. Ecco il suo nome singolare. Oggigiorno non si può
entrare ma si riesce a fare qualche scatto da portare a casa.
Poi c’é Jantar
Matar — un osservatorio astronomico costruito da Jai Singh II, il maharajah con
“l'hobby" dell'astronomia e dall'astrologia cui si devono anche quelli di Nuova Delhi,
nel quale non siamo entrati causa stanchezza immensa dopo il giro al Forte di
Amber e City Palace.
Forte costruito a
partire dal 17. secolo come sede del Marajha di Jaipur sorge su una
collina con un lago artificiale sottostante.
Nel palazzo è
possibile ammirare le stanze molto decorate e scintillanti. Oltre alle
scimmiette che si avvicinano per prendere dagli sfortunati turisti qualcosa da
mangiare.
Jal Mahal —
palazzo realizzato nel 1719 per essere adibito agli svaghi di corte. Oggi è
abbandonato e il suo pianterreno è costantemente sommerso dall'acqua. È
comunque in buono stato di conservazione ma non visitabile, ecco qualche scatto
a distanza.
City Palace, come
tutte le edificazioni in India, anche questa è piena di cortili e sale, dalla
bellissima sala delle udienze (al suo interno non è possibile fotografare la
vasta collezioni di armi). La cosa che mi è rimasta impressa è stata che nel
momento in cui siamo entrati, nel primo cortile c’era un gruppo numeroso di
ragazze immerse in una lezione di ballo tradizionale, è stato bellissimo.
Poi oltrepassato
il Rajendra Pol (portone) con i due elefanti all’entrata si arriva ad un altro
cortile dove all’interno c’è un piccolo museo con tele e abiti antichissimi,
anche qui non era possibile scattare foto.
Questa farm conta
in totale circa 108 elefanti (sono salvati dai circhi o semplicemente di
proprietà). Nel momento in cui siamo stati nel centro c’erano 24 elefanti,
che vivono con 13 famiglie di Mahout (guardiano degli elefanti). Questo mi ha
insegnato che loro comunicano con gli elefanti tramite una lingua che comprende
36 parole. Ogni elefante ha un mahout a cui è legato per tutta la vita; invece
un mahout può seguire più d’un elefante. Questi stupendi animali riescono a
pesare 4500kg e vivere 50 anni quelli bianchi e 70 anni quelli neri. Abbiamo
anche vissuto l’esperienza di dar loro da mangiare, accarezzarli, giocare e
disegnato sul loro corpo con colori naturali facendo dopo una bella doccia… è
stato molto emozionante. Prima del tramonto abbiamo poi fatto un giro a dorso
per sentire più da vicino il legame che unisce l’uomo a questo splendido grande
animale. Al rientro dal centro siamo stati ospiti a casa di Rahul con una
buonissima cena vegetariana preparata dalla sua mamma. E’ stata una esperienza
toccante ed emozionante che consiglio a tutti di fare… Se siete interessati
guardate il sito e vivete questa emozione unica e indimenticabile. http://www.elefantastic.in/
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