Prima di partire
per la Thailandia, ho letto un po’ su questo popolo e sul fatto che tanti siano
contrari a questo tipo di turismo che sfrutta questa popolazione. Dal mio punto
di vista, al contrario, tutte le popolazioni hanno sfruttato il turismo, ognuno
a modo suo. Quando ho visitato questo piccolo accampamento, mi è stato spiegato
che è solo per i turisti. Turismo “creato” da loro per vendere i loro tessuti e
i souvenir. Una delle ragazze mi ha invitato a casa sua e ho potuto vedere con
i miei occhi come vivono durante il periodo di maggiore affluenza turistica.
Durante quel periodo la popolazione si trova nel villaggio, perché la gran
parte di questa piccola comunità solitamente vive addentrandosi nella jungla
per almeno 2/3 ore di cammino. Popolo comunque sorridente e non invadente; le
bambine girano con queste collane al collo già dalla tenera età e ti sorridono
perché comunque noi per loro siamo strani. Insegnano e trasmettono con loro la
semplicità della vita.
P.S
I Kayan sono un’etnia della popolazione Karenni, una
minoranza di lingua tibeto-birmana. Sono anche chiamati Padaung.
Nel 1990 a causa di
un conflitto con il regime militare birmano, molte
tribù si sono rifugiate in Thailandia. Esse vivono adesso con uno status legale
incerto nei villaggi di confine, vivendo soprattutto con il turismo dovuto al
tipico costume delle donne Kayan: gli anelli da collo.
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